Avvertenza: tutti gli itinerari sono stati percorsi personalmente, tuttavia, data la natura mutevole della montagna, le indicazioni devono essere considerate puramente indicative. Declino qualsiasi responsabilità riguardo eventuali malaugurati incidenti o inconvenienti che potrebbero accadere percorrendo gli itinerari descritti sul blog e sull'utilizzo delle tracce GPS che si possono scaricare liberamente. Ricordo inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni riportate sono prettamente soggettive: durante le escursioni sta al buonsenso di ciascuno decidere come, quando e se proseguire o meno.

 Martedì 4 e Mercoledì 5 Agosto 2015

Il Monte Velino dai Piani di Pezza con pernotto alla Capanna di Sevice: una traversata spettacolare!



E' da molto che mi preparo a questa escursione e la studio nel dettaglio; il meteo si preannuncia ottimo, quindi tutto baldanzoso mi faccio portare da mio suocero in macchina ai Piani di Pezza di primo mattino, con l'accordo di farmi venire a prendere il giorno seguente a mezzogiorno a Rosciolo, a Santa Maria in Valle. Peccato che per un piccolissimo errore nell'interpretare un'indicazione ricevuta mi sono fatto lasciare nel posto sbagliato (in pratica nei pressi del Rifugio del Lupo) ed ho così imboccato il sentiero sbagliato... Ero talmente convinto di essere nel punto giusto che pensavo mi fosse impazzito il gps, secondo il quale infatti mi trovavo da tutt'altra parte! Dopo aver girovagato senza capir bene da che parte andare ho trovato una coppia di escursionisti ai quali ho chiesto informazioni e che senza tanti giri di parole mi hanno sbattuto in faccia la realtà: ero esattamente dalla parte opposta dei Piani di Pezza rispetto a quella da dove avrei dovuto imboccare il sentiero che avevo in mente di percorrere io. Non avevo alternative: o richiamavo mio suocero e rinunciavo all'escursione oppure riattraversavo tutto l'altopiano per prendere la strada corretta. Ovviamente ho scelto la seconda ipotesi, quindi praticamente sono arrivato al punto in cui avrei potuto farmi lasciare dall'auto con 2 ore di ritardo ed avendo già percorso circa 8 km, non preventivati, con in spalla uno zaino piuttosto pesante visto che conteneva tutto il necessario (e ben oltre) per la notte fuori.
Le gambe però girano bene, quindi imbocco il sentiero corretto con buona lena e dopo un tratto abbastanza impegnativo in salita all'interno del bosco, superata la deviazione per il Rifugio Sebastiani, esco allo scoperto e quello che vedo sia guardandomi alle spalle che guardando avanti già mi affascina molto.





Arrivato in cima al Colle dell'Orso, da una parte ammiro i Piani di Pezza, con la lunga strada sterrata che avrei dovuto percorrere in auto in bella mostra, mentre di fronte mi ritrovo la meta principale della mia escursione: Monte Velino visto "da dietro", rispetto alla classica visione di lui che ho dalla casa di Magliano dei Marsi. La vista del Velino con la sua croce e la sua Madonnina mi ha lasciato senza parole....il primo pensiero che ho avuto è stato letteralmente "e adesso come faccio ad arrivare fino là? e quanto mai ci posso mettere?!", visto anche l'intoppo in partenza.





Mi avvio per il sentiero che mi condurrà alla meta fra dolci saliscendi in cresta dirigendomi verso Punta Trento (su cui non salirò completamente): guardando alla mia destra ho una vista privilegiata su tutta la Valle di Teve, splendida e selvaggia.



La cosa più affascinante della montagna è che mentre cammini liberi la mente, segui il sentiero, ammiri la maestosa bellezza della natura e come per magia quello che inizialmente sembrava lontanissimo si materializza davanti prima di quanto immagini.


Passo dopo passo, arrivo al Monte Cafornia, ignorando per questa volta la breve salita che mi separerebbe dalla croce di vetta (ripromettendomi però di tornarci l'anno prossimo): ormai il Velino sembra a portata di mano, ma c'è ancora un discreto tratto di costa da percorrere, con affacci sul sottostante paese di Magliano dei Marsi, fino a che si arriva alla base di quella piramide di roccia che costituisce la vetta del Velino.




Lo spettacolo che si gode dalla vetta del Velino, con i suoi 2.487 metri, raggiunto mentre non c'è più nessuno, è assolutamente entusiasmante e dopo le foto di rito alla Madonnina e alla croce di vetta non riesco a trattenermi dal fotografare a 360° tutto lo splendore che mi circonda.




Appagato dalla vetta raggiunta posso scendere verso quella che è la mia seconda meta di giornata: il rifugio della Capanna di Sevice. Prima però la Valle di Teve e la sovrastante Vallata dei Briganti con il loro fascino selvaggio meritano tutta la mia attenzione.









Finalmente il rifugio Capanna di Sevice è in vista: la stanchezza comincia a farsi sentire ma la gioia di aver fatto questa traversata è tanta e lo spettacolo ammirato davvero impagabile.



Al rifugio trovo ad accogliermi Giovanni ed il cognato, che in questa prima settimana di agosto si occupano della gestione del rifugio: la cena, semplice ma gustosa, nella quiete della montagna al calare della luce è un grande toccasana sia per il corpo che per lo spirito!
Ma prima di cena non posso certo farmi sfuggire l'opportunità di qualche foto al tramonto, con quella luce calda e radente, quasi magica, che solo la montagna sa valorizzare così tanto.








Di certo non potrò ricordare la notte al rifugio come la più comoda e confortevole della mia vita, quindi vista la difficoltà a dormire nonostante la stanchezza ho ancora la forza di impostare il telecomando della reflex per fare un po' di foto al cielo stellato da unire poi in uno startrails.


Al mattino, dopo una bella colazione (lo ammetto, avevo una mezza idea di risalire sul Velino ad ammirare l'alba ma non ce l'ho proprio fatta...) sono pronto per affrontare la discesa, consapevole di aver attraversato a piedi, passo dopo passo, un paesaggio di una bellezza e di un fascino davvero difficile da descrivere a parole: proprio per questo motivo ho cercato di scattare più foto possibili.

Il percorso da me compiuto, al netto dell'errore fatto in partenza, misura circa 19,5 km (in realtà io ne ho fatti 28 abbondanti!), che se suddiviso in due giorni come ho fatto io non sono affatto pesanti, e non presenta alcuna difficoltà; nell'immagine sotto la freccia rossa indica il punto corretto da dove iniziare l'escursione.
Il tracciato gps (che però comprende il già citato errore iniziale) può essere scaricato cliccando qui.





Sabato 01 Agosto 2015

A cavallo fra due laghi: Monte Navegna



Dopo la faticaccia fatta ad inizio settimana sul Sirente (o meglio, nello scendere dal Sirente...) avevo voglia di fare un giretto non troppo impegnativo ma abbastanza panoramico per scattare qualche foto.
Cercando in rete qualche spunto ho trovato che la vetta del monte Navegna, con i suoi 1.508 metri, poteva fare al caso mio, dato che da lì è possibile avere una vista panoramica sia sul Lago del Turano da una parte che sul Lago del Salto dall'altra.
Lascio l'auto in una minuscola e scomodissima piazzetta nel comune di Ascrea ed imbocco per il sentiero n. 333, che risulta essere abbastanza noioso almeno quando non ci sono affacci sullo splendido Lago del Turano; il sentiero non è particolarmente ben tenuto e segnalato però è piuttosto evidente e non ci sono grosse difficoltà a seguirlo.
Subito gli scorci panoramici sono piuttosto d'impatto.



La giornata è molto calda e lungo il sentiero, con una vegetazione molto fitta, si incontrano parecchie farfalle.


Sbucato fuori dal bosco, ad un crocevia del sentiero, in prossimità di un'area di sosta attrezzata con tavoloni, si incontra un fontanile, unico punto acqua incontrato nell'escursione.



Dopo uno strappettino di qualche centinaio di metri abbastanza impervio, il sentiero aggira il profilo della montagna, affacciandosi direttamente di nuovo sul Lago del Turano sottostante, le cui acque hanno un colore davvero brillante.


Percorso un nuovo breve tratto in salita si sbuca in vista della croce di vetta in un pascolo dove alcune mucche mi guardano un po' perplesse: guardandosi alle spalle il panorama è sempre degno di nota.



Eccomi arrivato in vetta, la salita non è stata particolarmente impegnativa ma il caldo di agosto si fa sentire parecchio: lo sguardo sull'altro lago, quello del Salto, che si vede da quassù da però un discreto senso di refrigerio.


La discesa avviene ripercorrendo la stessa strada dell'andata fino al fontanile dove prendo il sentiero che invece di scendere procede più o meno pianeggiante ed aggira il profilo della montagna; dopo un po' il sentiero si fa molto meno pianeggiante e soprattutto molto poco visibile, la segnaletica è pressoché inesistente ed in alcuni tratti faccio davvero fatica a capire la direzione da prendere. Dopo qualche tratto "a naso" riesco infine a ritrovare una traccia abbastanza evidente che via via si trasforma in vero e proprio sentiero fino a che dall'alto non comincio a vedere le case di Ascrea e capisco quindi di essere ormai alla fine del mio lungo giro.
Una volta ritornato alla macchina mi ridirigo verso casa, ma prima è d'obbligo una sosta sulle sponde del Lago del Turano per gustarmi una bella birra gelata e reintegrare così i sali minerali.

Il giro da me fatto misura approssimativamente 12 km, non presenta alcuna difficoltà e può essere compiuto in circa 4 ore; il tracciato gps può essere scaricato cliccando qui.




Lunedì 3 giugno 2019 Cascata di Prà Lavino da Passo Tremalzo E' passato un sacco di tempo dall'ultima escursione, davvero troppo, ed...