Avvertenza: tutti gli itinerari sono stati percorsi personalmente, tuttavia, data la natura mutevole della montagna, le indicazioni devono essere considerate puramente indicative. Declino qualsiasi responsabilità riguardo eventuali malaugurati incidenti o inconvenienti che potrebbero accadere percorrendo gli itinerari descritti sul blog e sull'utilizzo delle tracce GPS che si possono scaricare liberamente. Ricordo inoltre che tutte le valutazioni circa le difficoltà delle escursioni riportate sono prettamente soggettive: durante le escursioni sta al buonsenso di ciascuno decidere come, quando e se proseguire o meno.

Domenica 12 Agosto 2018

Il raduno del club "Cialtroni della Montagna" e la traversata del Monte Bolza



Le escursioni di queste vacanze abruzzesi sono state meravigliose, ma la voglia di vedere qualcos'altro di bello e di passare qualche ora insieme ad amici veri è fortissima, così quasi per gioco organizziamo un'uscita che possa riunire in un solo colpo 5 anime della montagna spesso solitarie.
Che giornata può uscire mettendo insieme due montanari di Roma (Alex e Marco, alias Montinvisibili), uno di Taranto (Ciccio), uno nato in Brasile (Leo) ed uno della Pianura Padana come me?
Bhè, se questo oltrettutto avviene nella magnifica cornice del Gran Sasso, prevede una bella e divertente attraversata di una montagna solitaria e di tutto rispetto e alla fine un "terzo tempo" all'insegna di birra e arrosticini, la risposta può essere una sola: semplicemente una giornata indimenticabile per tutti! 
Una vera giornata da "happy people".
Ciccio, Leo, Marco (che conosco di persona solo in questo momento) ed io ci troviamo di buon'ora nel piazzale di Fonte Cerreto da dove con una sola auto raggiungiamo il ristoro Mucciante, a Fonte Vetica, in fondo alla piana di Campo Imperatore, dove ci attende Alex che è già lì in campeggio con la figlia.
Dopo i convenevoli di rito e qualche accordo volante sull'itinerario si parte; pochi passi e ci troviamo davanti all'impressionante "Monumento al Pastore": due complessi scultorei di marmo bianchissimo, l'uno di fronte all'altro; leggere la storia di quanto avvenuto cento anni prima in quella terra al pastore e alla sua famiglia mette i brividi, mentre vedere l'ignoranza e l'inciviltà umana di chi ha mutilato queste sculture fa salire una rabbia infinita.




Io non conoscevo affatto la storia del pastore, ma anche i miei compagni, che già erano stati qui e la conoscevano, restano scossi e ammutoliti per qualche minuto ripensando a quella vicenda.
Ci mettiamo poi in marcia per la nostra traversata del Monte Bolza, una montagna bellissima e solitaria che fa da dirimpettaia alla catena del Gran Sasso sulla cui cresta passa il mitico "Sentiero del Centenario" e che vede sempre laggiù in fondo il maestoso Corno Grande.
Questa è la nostra meta odierna: visto così potrebbe dire poco, invece..




Mentre proseguiamo per iniziare la salita del Bolza mi chiedo - nella mia beata ignoranza - come mai con tutta la catena montuosa dall'altra parte si sia scelto proprio questo monte in disparte, quasi eslcuso dal resto del gruppo...la risposta è poco più avanti: il panorama da qui è pazzesco! E la giornata di sole, cielo azzurro e tante nuvole che corrono nel cielo spinte dal vento lo impreziosiscono ancora di più.









Ma il Bolza non è solo una piacevole passeggiata: nel primo tratto, fatto tutto "alla cialtrona", fuori sentiero, ci sono salite con strappi importanti e qualche passaggio divertente fra le rocce.





               

Arrivati in vetta (che però non è Cima di Monte Bolza, che per la caratteristica conformazione di questa montagna è dall'altra parte, seguendo la cresta) il panorama è da capogiro: una prospettiva unica sull'altopiano di Campo Imperatore e su tutte le cime circostanti...Corno Grande, Prena, Camicia, solo per citarne alcune; all’orizzonte invece, le altre catene della regione...Majella, Sirente, Velino, senza dimenticare ancora Rocca Calascio. Tutto spettacolare!!!





Poteva mancare un selfie di vetta? Ovviamente no, infatti eccoli qui i 5 del club "Cialtroni della Montagna": da sinistra a destra ci siamo io, il mio omonimo Marco, Leo, Ciccio ed Alex.



Ora non resta che attraversare la cresta del Bolza per arrivare alla sua vetta ufficiale, Cima di Monte Bolza, appunto, a 1.927 m.: proprio il fatto di non raggiungere la fatidica quota dei 2.000 m. di altezza ha fatto si che questa montagna venga abbastanza snobbata dagli escursionisti, ma è davvero un errore madornale.
E durante il cammino sulla facile cresta possiamo anche ammirare il volo semplicemente maestoso di una giovane aquila, impreziosito dal Corno Grande sullo sfondo.



A Cima di Monte Bolza ci sta un po' di relax e mangiare qualcosa, ed ecco che Ciccio estrae dal cilindro del pane e una magnifica salsiccia "spalmabile": non so se è un suo brevetto o un prodotto tipico, ma poco importa...è squisita per tutti.





Dopo esserci rifocillati almeno un po' iniziamo la discesa, abbastanza lunga, che ci porta, una volta scese le pendici della montagna, attraverso il canyon dello Scoppaturo (set di film famosissimi come "Continuavano a Chiamarlo Trinità" e "Il Deserto dei Tartari"), a ritornare al nostro punto di partenza, il ristoro Mucciante.


Attraversare questo canyon dà realmente l'idea di essere proiettati in un film western e dietro ogni roccia o ogni spuntone ci si potrebbe aspettare di vedere un pellerossa pronto a farci piovere addosso una pioggia di frecce.




Al ristoro Mucciante, grazie a qualche conoscenza e una buona dose di fortuna, nonostante fosse strapieno di gente, siamo riusciti ad accomodarci ad un tavolone e a gustarci birra a fiumi ed un discreto numero di arrosticini.



Questa giornata, a costo di sembrare retorico (ma non lo sono affatto), la ricorderò davvero per sempre con grandissima gioia per tutto: eravamo in 5 ma non siamo stati un plotone chiassoso; al contrario, a parte i raduni sulle due cime, abbiamo camminato sparpagliati, "appropriandoci della montagna", facendo ognuno il suo sentiero, ora da soli, ora a coppie che cambiavano incessantemente ma che erano sempre perfettamente assortite e amalgamate, scambiandoci chiacchiere semplici o racconti di pezzi di vita importanti. 
La comunione di cose e di anime che si può generare insieme vivendo la montagna, in mezzo alla natura vera e in compagnia di persone autentiche è davvero impressionante e riconcilia con il mondo.
Ragazzi, Cialtroni della Montagna, lasciatemelo dire: è stato un onore infinito passare questa giornata insieme...dico davvero! Siete grandissimi!

Qui di seguito un breve video con lo sviluppo in 3d del percorso fatto.


Qui invece il riassunto della giornata con immagini e musica: shiny happy Cialtroni!



La traversata del Monte Bolza, con il percorso inventato da noi, è lunga poco più di 12 km e non presenta difficoltà per un escursionista mediamente esperto, anche se qualche passaggio fra le rocce (parliamo comunque di un primo grado, al massimo) richiedono una certa attenzione e dimestichezza.
La traccia gps può essere scaricata da qui.




Lunedì 6 Agosto 2018

La Laga selvaggia: Pizzo di Moscio, Cima Lepri e Pizzo di Sevo...fatica immane e spettacolo sublime




Con il ricordo della splendida escursione sui Monti della Laga con Leo dello scorso anno non vedo l'ora di ripetere l'esperienza insieme a lui e alla sua inseparabile lupa Linda.
Anche quest'anno, visti i suoi impegni di lavoro e stante il gran caldo che farebbe soffrire troppo Linda durante il giorno, Leo mi propone una notturna ed io accetto con entusiasmo e un pizzico di timore, visto che non sono abituato a questi orari.
Il ritrovo è per la mezzanotte a Teramo, dopo di che facendo strade a me ignote nel giro di un'ora o poco più arriviamo a parcheggiare il suo furgone nei pressi della radura del Lago dell'Orso, pronti ad iniziare la nostra escursione.


Qui l'inquinamento luminoso è pressochè nullo, la notte davvero buia ed il cielo è uno spettacolo di stelle per le quali varrebbe la pena perdere del tempo per provare a fare qualche foto, ma l'impresa è davvero ostica; proseguiamo la nostra salita verso la prima vetta della nostra escursione: Pizzo di Moscio.
Mentre camminiamo distratti dalla Via Lattea sopra di noi sentiamo l'abbaiare avvisatore di alcuni cani da pastore: questa è zona di pascolo e ci rendiamo conto di essere molto vicini ad un cospicuo gregge di pecore, a guardia del quale ci sono almeno 5 o 6 pastori abruzzesi, davvero da ammirare per come rispettano i loro rispettivi compiti, quasi in modo militaresco. Incredibile invece lo spettacolo delle migliaia di occhi delle capre, accesi come piccolissime lampadine.
Le gambe girano bene per entrambi ed in breve arriviamo in cima a Pizzo di Moscio: l'alba è ancora lontana, cosi proseguiamo per una splendida cresta che scendendo inizialmente ci porterà verso la seconda vetta del nostro giro, Cima Lepri.
Qui, proprio nei pressi della croce di vetta, iniziano a vedersi le prime avvisaglie del sole nascente dal vicino Mare Adriatico.



L'alba è sempre uno spettacolo molto suggestivo, quasi mistico, ma vissuta in cresta ad oltre 2.000 metri tutto è ancora più magico.


Le luci dell'alba e le nuvole basse creano delle illusioni ottiche, tanto che per esempio il vicino Monte Vettore sembra un'isola affiorante dal mare.


Mentre ammiriamo questo spettacolo di luci e colori mettiamo anche a fuoco quella che sarà la meta finale dell'escursione: Pizzo di Sevo.
Visto così sembra distante poche centinaia di metri, Leo non ci è mai salito, così nonostante i kilometri percorsi inizino a non essere pochi, decidiamo senza remore e con rinnovato entusiasmo di proseguire fino a questa terza vetta.


Peccato che mano mano che si fa giorno e proseguiamo ci rendiamo conto che quello che sembra a portata di mano non lo è affatto: per raggiungere Pizzo di Sevo bisogno prima affrontare una cospicua discesa che ci fa scendere parecchio di quota prima di affrontare una salita molto ripida - una vera "pettata" - per raggiungere la vetta (del resto se una montagna si chiama "pizzo" vuol dire che per arrivare in cima bisogna faticare parecchio!).



La salita è davvero durissima, anche perchè ormai non siamo più freschi come all'inizio: è una piccola grande sfida con noi stessi, ma naturalmente la nostra tenacia ci porta in vetta, dove possiamo riposare e rifocillarci con calma.


Il panorama è splendido e selvaggio da quassù, con le nuvole che disegnano il cielo. 
Dalla vetta Leo mi spiega che il paese che si trova quasi a picco sotto di noi è il tristemente noto paese di Amatrice, distrutto dal terremoto del 2016; grazie al binocolo possiamo vedere ancora cumuli di macerie e la conformazione del nuovo quartiere residenziale con le casette antisismiche.






E' ora tempo di ritornare sui nostri passi e rifare lo stesso percorso, stavolta alla luce del sole, permette di ammirare tutto ciò che con l'oscurità della notte non si era mostrato ai nostri occhi: una natura semplicemente maestosa e selvaggia, con una miriade di vallate infinite, ognuna con la sua particolarità.


Arrivati di nuovo a Pizzo di Moscio siamo esausti e restiamo per qualche minuto a riposare avvolti dalle nuvole, in una dimensione tutta particolare.

Continuiamo a scendere, ormai esausti e finalmente vediamo in lontananza il furgone di Leo parcheggiato nella radura del Lago dell'Orso: quasi per inerzia ci arriviamo, davvero stremati; mentre ci rinfreschiamo all'abbeveratoio già pregustiamo il pranzo che a breve ci aspetta al Camping "Il Ceppo", all'ombra di alberi secolari, con agnello alla brace e un paio di belle birre ghiacciate.

Qui di seguito un breve video con lo sviluppo 3d del percorso fatto.


Purtroppo, avendo fatto gran parte dell'escursione in notturna, non ho potuto girare il consueto video che riassume quanto vissuto.
L'uscita di oggi, seppur non presenti alcuna difficoltà oggettiva, mi sento di indicarla solo ad escursionisti esperti, essenzialmente per la lunghezza del percorso - di oltre 20 km - e per i continui saliscendi che portano ad avere un dislivello cumulato davvero importante (mentre quello assoluto è solamente di poco superiore ai 600 m). 
La traccia gps può essere scaricata da qui.




Giovedì 2 Agosto 2018

Campo Imperatore, Val Maone, Campo Pericoli, Monte Aquila, Monte Portella: che spettacolo il Gran Sasso!




Dopo la prima, splendida, escursione di queste vacanze estive è già tempo di affrontarne un'altra!
Sono anni che vengo in Abruzzo ma non mi sono ancora mai affacciato per davvero sui sentieri del Gran Sasso...sarà ora di rimediare. Ecco che l'occasione si presenta parlando con l'amico Francesco (Ciccio, che ringrazio subito per la splendida foto che mi ha scattato è che ho scelto di postare qua sopra, sotto al titolo), con cui siamo rimasti in contatto dall'anno scorso, il quale mi propone una "passeggiatona" nel cuore del Gran Sasso: impossibile dire di no.
Il ritrovo è al piazzale Marco Simoncelli di Fonte Cerreto da dove subito ci incamminiamo per prendere la funivia che ci porta velocemente ai 1.800 metri di Campo Imperatore.
Appena scesi dalla funivia veniamo accolti dall'andirivieni di un elicottero che fa la spola con il rifugio Duca degli Abruzzi, che si scorge sul crinale, per portare materiale necessario ai lavori di ristrutturazione in atto: davvero impressionante la velocità con cui il mezzo va avanti indietro, caricando e scaricando il materiale.


Subito dopo l'elicottero la vista si posa sull'osservatorio astronomico con le sue cupole argentate che brillano sotto il sole.


Il buon Ciccio è un accompagnatore d'eccezione e mi fa da Cicerone: si capisce subito che pur essendo Pugliese, queste montagne gli sono entrate nel cuore e mentre ne parla gli si illuminano gli occhi. In breve mi descrive la "passeggiatona" (gli piace definirla così) che stiamo iniziando ed imbocchiamo il sentiero che in lieve discesa si stacca sulla sinistra guardando il Duca degli Abruzzi e che porta verso l'imponente Pizzo Cefalone. Il sentiero è agevole e ben segnato e Zoe, la cagnolina di Ciccio, ci fa da intraprendente apripista.


Pizzo Cefalone non fa parte del giro odierno, quindi arrivati al Passo Portella prendiamo il sentiero che scende verso la Val Maone. Il panorama della valle è davvero spettacolare: davanti abbiamo il cono impervio della vetta dell'Intermesoli mentre sulla destra, a ridosso del crinale del Corno Grande vi è la conca di Campo Pericoli.



Arrivando alle famose Capanne (antichi stazzi usati dai pastori), visto che i fiori di cardo abbondano, c'è anche il tempo di cimentarsi in qualche simil-macro.



Dalle Capanne si ammira l'Intermesoli in tutta la sua spettacolare imponenza.

Proseguendo per la Val Maone si arriverebbe fino a Prati di Tivo, ma noi prendiamo il sentiero verso destra, che punta verso il Corno Grande e ci porta all'interno di Campo Pericoli, una conca di origine glaciale, vero cuore del Gran Sasso, su cui si affacciano tutte le principali vette della zona.
Da qui il Corno Grande inizia ad esercitare tutto il fascino ipnotico che la sua imponenza e la sua roccia chiara sanno sprigionare.

Arriviamo in prossimità del rifugio Garibaldi, con alle spalle il Corno Grande, e ci fermiamo un po', anche per mangiare il primo panino della giornata. Sul muro esterno del rifugio alcune tacche indicano, anno per anno, dove è arrivata la neve: praticamente ogni inverno viene quasi totalmente sommerso...impressionante!


Uno sguardo da qui all'Intermesoli e a tutto Campo Pericoli lascia davvero sbalorditi per tanta bellezza (la seconda e la terza foto gui sotto potrebbero idealmente formare un panorama a 180°, se non addirittura più ampio).





Ci rimettiamo in cammino ed uscendo da Campo Pericoli per giungere sul sentiero che conduce al Corno Grande torniamo ad incontrare altri escursionisti: il primo incontro, nemmeno a farlo apposta, è con l'amico comune Francesco (collega di Ciccio e mio compagno di avventura nella mitica escursione sul Cimone di Santa Colomba due anni fà), che insieme alla figlia sta proprio tornando dal Corno. Facciamo piacevolmente due chiacchiere ed un tratto di sentiero insieme, poi loro fanno ritorno verso Campo Imperatore mentre invece noi puntiamo verso la cima del Monte Aquila, per aggiungere questo altro punto di osservazione panoramica davvero privilegiato.
Davvero mozzafiato!








La vetta del Monte Aquila è piuttosto affollata e la nostra Zoe non fa fatica, da vera ruffiana, a farsi sfamare da tutte le persone presenti; ora da questo punto di osservazione Ciccio mi mostra la nostra prossima meta: il rifugio Duca Degli Abruzzi, che si scorge in fondo ad una spendida cresta.


Mentre ci incamminiamo verso il rifugio notiamo come il Corno Grande si sia coperto di nuvole scure, quindi per evitare sorprese acceleriamo il passo e percorrendo agevolemente i saliscendi della cresta arriviamo velocemente a destinazione. Il rifugio è molto accogliente, per quanto semplice, ed anche piuttosto affollato (il Gran Sasso ad agosto...), quindi ci accaparriamo due belle birre fresche e ci piazziamo sulla terrazza a mangiarci il secondo panino della giornata.
Le nuvole ora hanno avvolto anche il Monte Aquila dove ci trovavamo prima, si sente anche qualche tuono, ma a quanto pare il loro percorso non è uguale al nostro, così ci lasciamo alle spalle il Duca Degli Abruzzi e proseguiamo sulla cresta del Monte Portella: camminare in cresta con un simile panorama è davvero un'emozione impagabile.


Percorsa tutta la cresta del Monte Portella ci ricongiungiamo al punto in cui alla mattina avevamo iniziato la discesa per la Val Maone, chiudendo il grande anello di Campo Pericoli. Da qui ritornare alla stazione della funivia di Campo Imperatore è piuttosto veloce; prima di concederci la seconda meritatissima birra della giornata Ciccio mi mostra la vecchia stazione della funivia, dove è stato creato un piccolo museo molto carino ed interessante con macchinari d'epoca e una vista spettacolare verso valle.





Qui di seguito un breve video con lo sviluppo in 3d del percorso fatto. 


Qui invece il riassunto della giornata con immagini e musica.


La "passeggiatona" di oggi è assolutamente alla portata di chiunque abbia un minimo di allenamento, per lo meno se fatta nel periodo estivo, e per chi è assolutamente digiuno del Gran Sasso - come lo ero io - è davvero perfetta  perchè in meno di 14 km mostra tutta la maestosità di questo spendido complesso montuoso.
Il rifugio Duca Degli Abruzzi è un ottimo punto di appoggio, va però tenuto presente che all'infuori del rifugio non vi è acqua sul percorso.
La traccia gps può essere scaricata da qui.


Lunedì 3 giugno 2019 Cascata di Prà Lavino da Passo Tremalzo E' passato un sacco di tempo dall'ultima escursione, davvero troppo, ed...